Oggi per Crumbs Of Life, Ilaria Di Vaio intervista Luca Mazzucchelli.
Carissimo Luca,
è un piacere averti, oggi, qui con noi come ospite.
Ci siamo conosciuti ad un evento per lavoro e ho trovato che la tua formazione, le tue esperienze ed il tuo essere marito e padre, costituiscano una figura più che autorevole ed interessante per le tante ragazze, nonne, zie, che ogni giorno mi fanno compagnia e con le quali, quotidianamente, mi confronto su diversi temi inerenti la coppia, la genitorialità, i figli, i metodi educativi…
Non ho dubbi che, con le tue risposte, ci intratterrai in una piacevole atmosfera, offrendoci un valido confronto oltre che il prezioso consiglio di un esperto del settore, utilissimo non solo a me, ma anche alle tante care amiche che oggi sono qui partecipi nell’affollatissimo, seppur virtuale, salotto di CRUMBSOFLIFE.
Inizio con una breve presentazione, utile ai pochi che ancora non hanno avuto l’occasione d’imbattersi in Luca.
Luca Mazzucchelli è uno psicologo, psicoterapeuta e direttore della rivista “Psicologia Contemporanea“, che da anni divulga la psicologia scientifica in Italia. Vicepresidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia e membro del Consiglio di Indirizzo Generale della cassa di assistenza ENPAP, ho fondato il canale Youtube “Psicologia con Luca Mazzucchelli”, con cui ispira migliaia di persone su come vivere meglio grazie alla psicologia.
Autore di diversi video-corsi, nominato come miglior “Psychological Coach” italiano e una delle 10 figure che maggiormente influenzeranno la formazione in Italia nei prossimi anni, partecipa a diversi programmi televisivi e d è interpellato, settimanalmente, da autorevoli quotidiani.
Sono sicura di parlare a nome di tutte nel dirti che è davvero un onore, averti qui con noi!
Preciso che le domande che ti rivolgerò sono frutto anche di un sondaggio, rivolto alle mie followers, alle quali ho chiesto di sentirsi libere nel propormi argomenti rispetto ai quali desiderano ricevere il contributo di un esperto.
E siccome tu, Luca, non sei solo un professionista ma, come dicevo, anche un marito e un padre. Partiamo subito da qui:
Dacci 3 consigli o suggeriscici 3 atteggiamenti per mantenere il rapporto di coppia vivo, intenso, nonostante la genitorialità, il lavoro e i tanti appuntamenti che ogni giorno ci assorbono?
Allora il primo è: preserva spazi per stare insieme senza bambini, cioè cosa vuol dire che, possibilmente ogni settimana o comunque ogni mese, è fondamentale per la coppia avere degli spazi per la coppia. La coppia è il motore della famiglia, i figli arrivano e poi escono di casa quando crescono e la coppia deve continuare a funzionare al meglio delle sue possibilità. Quindi primo suggerimento: preserva spazi per stare insieme senza bambini, meglio se settimanali, altrimenti almeno mensili per la prima volta.
Secondo suggerimento: fai tanti complimenti alla persona che sta al tuo fianco, cioè tu sei marito e tu sei moglie, devi fare tanti complimenti al tuo partner. Complimenti sinceri, non complimenti forzati, senza cadere nella trappola di dare per scontato quello che l’altro sta facendo per te, che sia cucinare tutte le sere per te, tenere a posto la casa, lavorare e portare a casa uno stipendio, cioè anche quelle cose che dopo un po’ si danno per scontato, secondo me invece devono continuare ad essere valorizzate.
Terza indicazione: fai il tifo per il tuo partner, cioè cosa vuol dire che devi conoscere quelli che sono i suoi desideri, i suoi obiettivi ed essere il suo primo tifoso, cercando di farlo vincere tra virgolette vincere, rispetto a quelle che sono le sfide, gli obiettivi che il tuo partner si pone. Quindi, che cos’è che vuole fare veramente tua moglie, che cos’è che vuole arrivare ad ottenere veramente tuo marito, tu cosa puoi fare nel tuo piccolo per avvicinarlo a quell’obiettivo. Adoperati per aiutarlo ad essere felice e soddisfatto.
Molte ragazze, tra i 20 e i 40 anni, mi scrivono di avere tanta paura alla sola idea di avere un figlio. Come vincere questa paura? Inoltre, è un timore che trova una motivazione valida?
Allora qui è difficile dare una risposta specifica, nel senso che, occorrerebbe vedere singolo caso per singolo caso e vedere se la motivazione è valida o no. Una mamma tossicodipendente, ad esempio, che non riesce a prendersi cura di se stessa, forse fa bene ad avere paura o a quanto meno, a farsi qualche domanda sull’opportunità di fare un figlio in quella fase della sua vita. E idem ovviamente per un padre, non voglio fare un discorso legato al genere.
Però, se tu hai delle problematiche personali gravi e cerchi in un figlio una cura alle tue problematiche questa non è una buona cosa, ecco. Quindi occorrerebbe vedere singolo caso per singolo caso, perché alcune persone effettivamente non sono pronte. Dall’altra parte, c’è da dire che nessuno è veramente pronto finché la vita non mette questa persona davanti alla paternità e alla maternità. Io non mi sentivo pronto ad avere un primo figlio, non mi sentivo pronto ad averne un secondo, e neanche ad averne un terzo.
La vita ad un certo punto ti prepara e se aspetti la perfezione non parti più, cioè se tu devi aspettare di essere pronto al 100% non partirai mai. Questo è il tema, quindi, il mio suggerimento è quello di sfruttare il tuo timore, sfruttare la tua paura, per prepararti al meglio, che sia un timore o una paura amica e non una paura paralizzante, cosa vuol dire sfruttare la paura per prepararti al meglio? Vuol dire che puoi iniziare a documentarti, a leggere, a prestare attenzione al tuo modo di essere genitore, ai pensieri e alle idee che ti vengono in mente, alle emozioni che ti suscita poi tuo figlio quando nasce e monitorare, quindi, questo tuo essere padre / essere madre, e lavorare ogni giorno per migliorarlo dell’1%.
Un altro ricorrente timore, quando si attende un figlio successivo al primo, riguarda il non riuscire a gestire le attenzioni e a distribuire, in maniera equa, amore ad entrambi. Si vivono, addirittura, dei veri e propri sensi di colpa. Ci dai dei consigli su come interpretare e valorizzare questa nuova vita che si aggiunge a quella esistente e anche come rafforzare il rapporto tra i futuri fratelli/sorelle, non creando gelosie?
Sono un sacco di argomenti questi Ilaria, cioè non è facile per me risponderti in maniera puntuale a tutto quanto. Ti do qualche indicazione in linea di massima, sennò dovrei farti un po’ il test di 1 ora per ogni domanda. Allora, qui direi, tendenzialmente l’amore si moltiplica, cioè l’amore non si divide tra i due figli, ma più figli ti danno più forza, più energia e più amore da distribuire loro e questo è un primo tema che dobbiamo intanto spiegare ai bambini e poi comprendere anche noi stessi. Più dai, più hai. Quindi più hai l’opportunità di amare, in maniera incondizionata, più questo genera amore.
Certo, nel tuo rapporto con i figli, diciamo, ci possono essere delle preferenze, se hai più figli. Io non credo che sia uno scandalo che, con il passare della vita, con il crescere delle relazioni, un papà e una mamma possa avere delle affinità, più con uno o più con l’altro. Possa avere un periodo in cui preferisce la compagna dell’uno, e un periodo in cui preferisce la compagna dell’altro.
Non credo ci debbano essere dei sensi di colpa, è un dato di fatto. Va bene, va bene così. Il punto che cos’è, è ascoltare le emozioni che magari creano attrito tra te e il primo figlio e non con il secondo, o viceversa, perché ascoltando queste emozioni, ascoltando questa sensazione, puoi interrogarti sul perché. E allora magari per me c’è stato un periodo della mia vita in cui avevo un rapporto un po’ più difficile con l’uno che con l’altro e ascoltando questa cosa ho cercato di adoperarmi per avvicinare la relazione tra me e questo mio figlio, quindi ascoltando questa impressione, questa sensazione, mi chiedo “Che cosa posso fare per sanare? In che direzione posso impegnarmi nella relazione con questo mio figlio per cercare di recuperare questo rapporto?”. Quindi utilizziamo queste sensazioni, queste emozioni, per migliorarci come genitori.
Come gestire i capricci: esiste un vademecum su questo aspetto tanto impegnativo per noi genitori?
Anche qui faccio una mini sintesi di alcuni punti secondo me importanti, scegli le tue battaglie: cosa vuol dire, è un po’ come quando giochi a Risiko, se decidi di conquistare tutto il tabellone e di mettere i tuoi carri armati sparsi a destra e a manca, copri tanti stati ma sei debole un po’ in ognuno di loro. Invece, devi scegliere la tua battaglia. Quale nazione vuoi iniziare a conquistare? Idem quando parliamo di educazione. Quali sono le regole per te effettivamente importanti? Scegli le tue battaglie.
Su quelle 3 – 4 regole, inflessibile tra virgolette, fermo, e porti avanti le tue battaglie. Sulle altre, devi essere anche disposto, secondo me, a mediare. Altra indicazione è che le battaglie che tu scegli devono essere coerenti anche con quelle che ha scelto il tuo partner. Quindi, più il messaggio educativo che tu mamma o papà invii è rinforzato, creduto, dal tuo partner, più sarà facile far rispettare le regole.
Se non c’è uniformità comunicativa, i capricci dei tuoi figli sicuramente aumenteranno. E poi cercare di capire, direi come terzo punto, cercare di capire il significato del capriccio, cioè che cos’è che vuole veramente mio figlio in questo momento, perché mi sta facendo questa scenata, cosa c’è sotto e quindi adoperarsi per cercare di dare una risposta al bisogno vero.
Siamo in un’era che dipende necessariamente dai dispositivi tecnologici, noi ne siamo un esempio. Come gestire il rapporto dei nostri figli con questi?
Allora io direi intanto che le tecnologie sono qui per rimanere, quindi, è inutile fare una caccia alle streghe e cercare di metterle fuori dalla finestra e stop. Certo questo non vuol dire nemmeno presentificare loro 24 ore su 24 l’Ipad, però quello che voglio dire, soprattutto quando i figli crescono, noi dobbiamo secondo me non demonizzare questi strumenti, ma utilizzarli come un pretesto conversazionale, io dico cioè, usarli insieme a loro e farci raccontare da loro questo mondo che cosa piace loro di questo mondo, in modo che noi possiamo capirne un po’ di più di quello che è l’universo dei social, dei loro giochi, dei loro strumenti e attraverso noi l’ascolto delle loro idee, delle loro emozioni su questo mondo digital che loro frequentano, possiamo creare una relazione.
Quindi no al proibire a prescindere, si al mostrare curiosità e allo stare al loro fianco quando stanno su queste piattaforme. Demonizzare quindi è inutile, però ovviamente attenzione a non esagerare. Gli esperti indicano, soprattutto nei primi anni di età, non più di, mi sembra, 30 minuti al giorno di schermi generali (incluso anche quello del televisore), a prescindere dal fatto che questo sia facilmente rispettabile da te oppure no, come regola, tieni presente che soprattutto in una fase iniziale dello sviluppo del bambino non bisogna esagerare.
A livello psicologico, quali sono i più grandi pericoli a cui potremmo andare incontro, nel futuro prossimo, facendo questo utilizzo continuo e smodato di tali dispositivi?
Il pericolo più importante è quello di sostituire la relazione dal vivo con una relazione mediata dallo schermo, dal device, dall’Ipad, ecc. Cioè se tu stai soltanto, attraverso uno schermo, in contatto con l’altro, rischi di disimparare a stare in contatto con l’altro dal vivo, e questo è un grande problema, perché c’è il rischio di diventare emotivamente analfabeti. Cosa vuol dire?
E’ nella relazione con l’altro che tu impari le emozioni altrui e tue, è nella relazione però dal vivo, non quella mediata dallo schermo, che è falsata da un certo punto di vista, la relazione della chat o la relazione della webcam, perché manca l’impatto con le emozioni forti, manca una parte della comunicazione fondamentale per capire l’emozione che l’altro sta provando in questo momento. Più io imparo sulle emozioni dell’altro, più riesco a dare un nome meglio alle emozioni che sto provando io.
Quindi se tu togli il corpo dalla comunicazione vai a perdere una dimensione molto importante, anche di apprendimento emotivo, e poi direi il rischio di, se stiamo troppo su queste piattaforme, queste piattaforme ci insegnano molto a fare, fare, fare, ad agire impulsivamente e mettono in secondo piano quello che è il momento riflessivo. Per cui tu vedi quando questi ragazzi, con un telefonino fanno una foto un po’ osé al compagno di classe, poi, in quattro e quattr’otto lo pubblicano online, tu vedi che queste tecnologie sono troppo potenti e in poco tempo possono potenzialmente rendere virale una foto pericolosa, e allora se tutto va più veloce, se queste tecnologie sono così potenti che ci spingono ad agire, ad agire e ad agire, tu disimpari a mettere a fuoco quelle che sono le conseguenze delle tue azioni. Infatti prima pubblichi la foto online, e dopo pensi “ma avrò fatto bene o questa volta l’ho combinata troppo grossa?”. Quindi questo è un altro rischio delle nuove tecnologie: il momento riflessivo lascia il posto all’agito.
Uno dei temi più dibattuti, nel rapporto tra fratelli, è la condivisione: come si può determinare? Spesso si sente dire che non bisogna forzarli a condividere. Ma come si può pretendere poi, un domani, di ritrovarsi tra persone generose.
Ma qui direi che è il tema dell’esempio, cioè devi dare tu l’esempio. Tu genitore, sei un esempio di condivisione oppure no? Con tua moglie, con tuo marito, con tuo figlio, con i tuoi colleghi, con i tuoi fratelli? C’è bene o male, i bambini fanno quello che vedono, quindi tu devi creare una cultura della condivisione. E come crei una cultura della condivisione? Dando l’esempio sicuramente e instillando il valore della condivisione nelle menti e nei cuori dei tuoi figli. E anche qui, come fai ad instaurare dei valori, sposandoli tu per primo e mostrando loro gli aspetti positivi che questi hanno.
Molte mamma si chiedono se è possibile essere Amiche dei propri figli oltre che Mamme o se il rapporto debba avere dei limiti ben netti, se sì, perché?
Io qui credo nella necessità di confini ben delineati. Ci possono essere senz’altro delle aree di sovrapposizione, per carità, però quando tu svolgi troppi ruoli, finisci spesso per svolgerli anche male. Questo nella vita vale. Io credo che, ci sia bisogno anche di specializzazione, e che un figlio debba avere delle cose delle quali parla solo con gli amici e delle cose di cui parla solo con i genitori. E questo fa parte anche del nostro ruolo come genitori noi dobbiamo rendere completamente autonomi i nostri figli. Quindi è giusto che imparino a trovarsi amici altrove. Il rischio di essere noi, tutto l’universo dei nostri figli, è quello poi di tenerli inchiodati un po’ troppo lì in casa, di non aiutarli a svincolarsi, un po’ il genitore in fin dei conti è un po’ proprio quello che riesce a fare uscire il prima possibile di casa i propri figli, io credo, e di far si che loro possano, in autonomia e con serenità affrontare il mondo. Quindi, questo non vuol dire che come genitore devi essere nemico dei tuoi figli, assolutamente, ci mancherebbe, però essere genitore è una cosa diversa dall’essere amici.
C’è un metodo per disinnescare il nervosismo che potremmo accumulare durante la giornata, così da tornare a casa sereni e capaci di sostenere la nostra famiglia e non appesantirla?
Dunque, sicuramente ci sono delle tecniche di training autogeno o di rilassamento o delle tecniche di respirazione, se ne trovano tante anche gratuite su youtube che possono essere utili e che consiglio sicuramente il rilassamento partendo dal respiro.
Che poi a me personalmente aiuta a connettermi ai miei perché, cioè ai miei valori, cioè al perché faccio quello che faccio. Nel senso, se dovessi pensare ad una vita senza stress, sarebbe una vita probabilmente più tranquilla ma anche una vita meno significativa. Se dovessi prendere il blocco temporale della mia vita da padre, da quando è nato Giacomo ad oggi, dal 2012 ad oggi, e togliere da questo blocco temporale tutte le cose stressanti che Giacomo mi ha fatto vivere, guarda probabilmente sì! Sarebbe una vita un po’ così, più leggera. Però, in fin dei conti, sono proprio quei momenti stressanti che hanno forgiato il rapporto tra me e lui, che hanno scolpito e approfondito l’identità paterna e, che danno senso e significato alla mia vita.
Quindi, quando c’è qualcosa che mi stressa, io so che sono di fronte ad un qualcosa che mi interessa. Se non ti stressa, non ti interessa. E quello che io faccio, davanti ad uno stress, è cercare di cogliere il significato di quella situazione. E quindi, da questo punto di vista, mi segnala che io ci tengo molto a quella persona. Quindi ecco, in questo senso, mi aiuta a connettermi ai miei perché, perché faccio quello che faccio, al significato che ha il mio mestiere tra virgolette di genitore, che è un mestiere molto impegnativo, ma ha una grande missione, quella di mettere nelle condizioni i miei figli di portare anche loro un contributo al loro mondo e di farlo con gioia.
Ogni famiglia ha dei suoi precisi equilibri, che la mantengono in vita. Come rafforzarli per garantirsi un collante duraturo capace di tenere ben uniti tutti i suoi membri, dai più piccoli ai più grandi?
Sicuramente la coppia, lavorare quindi sulla coppia per tenere in piedi la coppia, che è quindi i genitori, padre e madre sono il pilastro fondante della famiglia, non devono mai smettere di guardarsi negli occhi. Altro punto è quello del dialogo, e disponibilità al dialogo, non dialogo a tutti i costi chiaramente, però i membri della famiglia devono avere la percezione che se c’è un problema se ne possa parlare serenamente, senza troppe preoccupazioni. E il tema dei valori, cioè ognuno deve capire quali sono per lui i propri valori importanti, i propri valori fondanti, e li deve comunicare ai propri figli. Quindi cos’è che per te conta nella vita, qual è il testamento valoriale che vorresti trasmettere ai tuoi figli, e poi rappresentalo dando sicuramente l’esempio.
Grazie mille Luca per la tua disponibilità, è stato veramente bello passare del tempo con te e ci hai dato molti spunti sui quali riflettere.
Un abbraccio da tutte me e da tutte le nostre care lettrici 🙂
RIFERIMENTI SOCIAL di LUCA MAZZUCCHELLI :
Instagram: luca.mazzucchelli
Facebook: Luca Mazzucchelli- psicologo
2 commenti
Intervista molto interessante, con indicazioni piuttosto utili, anche se possono sembrare, a tratti, scontati, ma che così non è. La voglio fare leggere anche a mia figlia che sta frequentando la facoltà di Psicologia a Perugia.
Grazie Claudia! <3 🙂
Ti abbraccio forte