Cara Roberta,
Che bello averti ospite nel mio salotto virtuale!
Sei una guru per noi genitori che spesso, sconfortati, ci affidiamo ai tuoi consigli.
Roberta, la tua professione di consulente genitoriale si focalizza infatti nell’aiutare mamme e papà a decifrare il comportamento dei propri figli così da risolvere incomprensioni e difficoltà di educazione che, sappiamo, riguardano un po’ ogni fascia di età.
Il tuo sapere si basa su esperienza pratica.
Hai infatti fondato un centro residenziale in cui ti sei occupata di 28 bambini e ragazzi in affido.
So che questi sono stati per te anni di esperienze intense. Hai vissuto con loro 24 h su 24 e hai potuto osservare il comportamenti dei piccoli e delle loro mamme, comprendendo ciò che funziona e distinguendolo da ciò che è deleterio nel rapporto genitori-figli.
Così è nato il metodo educativo Bimbiveri che consente di comprendere i comportamenti dei bambini e ragazzi ritrovando, in questo modo, da parte del genitore, la sicurezza e la serenità di poter optare verso quello che può essere, nel dato momento, la soluzione più adatta.
Nel tuo sito leggiamo che la tua missione è quella di contribuire a cambiare il mondo, un figlio e un genitore alla volta.
Roberta, con i tuoi 5 libri best seller, tradotti in spagnolo, russo, francese. Sei l’autrice più letta e seguita in Italia dai genitori negli ultimi anni.
Senza dimenticare il programma in Tv “4 Mamme” (su FoxLife e Tv8). Show che mette a confronto i vari stili educativi dei genitori e che racconta la quotidianità e le problematiche che le mamme si trovano ad affrontare nella crescita dei propri figli.
Quante domande avremmo da rivolgerti Roberta, ci accontenteremo di queste, grazie per la tua disponibilità:
COME NASCE IN TE L’INTERESSE PER TUTTO CIO’ CHE RIGUARDA IL RAPPORTO TRA GENITORI E FIGLI?
Questo interesse nasce tanti, tanti anni fa, quando ero ancora una bambina.
In me questo interesse è stato sempre molto spiccato, chissà, forse perché ero destinata a far emergere questa vocazione per farne poi la mia missione di vita.
In ogni caso erano molti gli elementi che destavano in me una grande preoccupazione. Vedevo tanti bambini (me compresa) che non erano capiti dagli adulti. Assistevo a lotte di potere, richieste inascoltate, accusa di aver innescato un capriccio quando un capriccio non era, adulti arrabbiati e urlanti, bambini rimproverati, accusati, presi a sberle, messi in castigo.
Guardavo queste scene e mi dicevo: “Ma possibile che questa mamma e questo papà non vedano che questo bambino non riesce a studiare la poesia perché pensa sia troppo lunga? Ma possibile che questa mamma non veda che il suo bimbo ha solo sonno? Ma possibile che questo papà non veda che suo figlio gli sta solo chiedendo un po’ di attenzione?”.
Mi succedeva una cosa strana: guardavo questi bambini negli occhi e per me erano un libro aperto, i loro occhi, il loro sguardo, i loro pensieri e il loro cuore era come se mi parlassero e per me era sempre chiaro come si sentivano, cosa pensavano e di cosa avevano bisogno.
E nella mia testolina mi chiedevo come mai gli adulti che dovevano essere le nostre guide, i nostri aiutanti, invece non lo capivano e si arrabbiavano o ci trascuravano.
A me succedeva la stessa cosa in famiglia e da lì decisi che i bambini erano il bene più prezioso e nessun bambino avrebbe dovuto in futuro rischiare di non sentirsi capito, accettato e supportato perché si stava troppo male.
ROBERTA, CHE FIGLIA SEI STATA TU?
Dal mio punto di vista o da quello dei miei genitori? Se chiedi ai miei genitori, credo che ti faranno una sacco di complimenti su di me. Ti potrebbero dire che non ho mai dato problemi, andavo benissimo a scuola, ero brava con tutti, ero gentile con tutti, ascoltavo ed ero ubbidiente. L’unico neo che ormai è rimasto negli annali familiari era il fatto che fino a 3 anni non ho mai dormito di notte.
E non è un’esagerazione… davvero non dormivo mai ad eccezione di una mezz’ora se mi portavano a fare un giro in macchina e un’altra mezz’ora se mia nonna mi spingeva col passeggino sulla ghiaia.
Per fortuna il tempo annebbia la vista e i ricordi perché la realtà non era così rosea. Quel “brava” che dicono loro dentro di me era un “doversi comportare bene per farli contenti, essere come loro desideravano, tenendo dentro tutto il resto”. E poi nei racconti dimenticano le urla e le litigate che facevo con mia madre, la paura che ogni tanto avevo di mio padre, i no che urlavo piangendo e poi omettono quello che non sanno: il dramma interiore che vivevo da sempre.
Se penso alla mia infanzia è molto viva in me anche l’altra faccia della medaglia per cui mi sentivo sempre molto insicura, sola, non capita, come se fossi sempre sotto una lente di ingrandimento che giudicava il mio modo di essere e più ero me stessa e meno andava bene.
Come scrivo spesso nei miei racconti, ho avuto la grande fortuna di avere al mio fianco un prezioso angelo custode che mi ha cresciuta insieme ai miei genitori. Devo dire che tanto di quello che oggi trasmetto ai genitori, l’ho vissuto sulla mia pelle grazie alla bellissima relazione costruita con lui.
Tutto sommato, nel bene e nel male, ho imparato molto ed è tutto un bagaglio di esperienza che mi è utile ancora oggi.
QUANDO SI PARLA DI TEMPO DI QUALITA’ DA SPENDERE CON I NOSTRI FIGLI, COSA S’INTENDE ESATTAMENTE?
Oggi succedono cose strane. Noi adulti spesso abbiamo perso purtroppo il contatto con la nostra gioia e la nostra spontaneità. Ci lasciamo travolgere dai ritmi e dai dettami che la società cerca di imporci, chiamiamo “prioritarie” cose che prioritarie non sono, fatichiamo a gestire la nostra emotività e a trovare il nostro equilibrio.
Questo fa sì che anche se abbiamo la possibilità di dedicare tanto tempo ai nostri figli, questo tempo è fatto di tante ore e di poca qualità. Dico poca qualità perché diventa un tempo fatto spesso di fretta, sgridate, nervosismo, insoddisfazione, musi lunghi, tristezza.
Oggi sempre più spesso non c’è neppure tutto questo tempo. Mamma e papà lavorano entrambi, stanno molte ore fuori casa, si pensa che i bambini debbano fare miliardi di attività che finiscono per rosicchiare un’altra fetta del poco tempo che abbiamo da trascorrere con loro.
E allora, dato che oggi siamo costretti a scegliere la via del poco tempo, possiamo almeno preoccuparci che questo poco tempo sia almeno un tempo di qualità.
Il tempo di qualità è fatto di ritmi più lenti, di pazienza, di sorrisi, di sguardi, di voglia di condividere i nostri spazi con i figli, di voglia di ascoltarli e di spenderci per loro per aiutarli a crescere. Anche se dobbiamo badare alla casa, anche se ci sono commissioni da fare, anche se bisogna cucinare.
I bambini di oggi che stanno raggiungendo livelli evolutivi sempre più elevati, sono sempre più sensibili, diventano molto attenti a queste attenzioni di qualità da parte nostra che li fanno sentire al sicuro, appagati, amati, al posto giusto nel momento giusto e certi che la “scelta” di questa mamma e questo papà fatta tempo prima sia stata una decisione azzeccata 😉
QUAL E’ L’ERRORE CHE NOI GENITORI TENDIAMO A COMMETTERE CON PIU’ FREQUENZA?
Mmmhhh… questa è la domanda più difficile perché non saprei come sceglierne solo uno, anche perché non ne esiste uno in particolare e si tratta di solito di un insieme di piccole difficoltà che ci portano poi ad inciampare.
In ogni caso, se devo proprio cercare di metterli insieme e di trovare un denominatore comune che faccia da cappello a tutti quanti, direi senza ombra di dubbio che l’”errore” più comune che facciamo tutti è: trascurare quanto i bambini imitano e assorbono da noi e dimenticarci di riconoscere che agire su noi stessi funziona molto prima e molto meglio che agire sul bambino pensando che sia lui a dover essere corretto o cambiato.
Naturalmente non possiamo considerarlo un vero e proprio errore perché, diciamocela tutta, quanti di noi lo sapevano prima di leggerlo qui?
Purtroppo un forte vortice discendente ha portano noi adulti ad essere digiuni di quello che chiamo “il libretto delle istruzioni” per crescere un figlio nel migliore dei modi.
Se tornassimo a darci una sbirciatina, scopriremmo che in alto in prima pagina troviamo scritto questo principio aureo: “sii e comportati come vorresti che tuo figlio fosse, amati come lui ti ama, perdonati come lui ti perdona. Sei la sua radice e quello che di lui si vede dall’esterno, fuori dal terreno, rispecchia esattamente quello che c’è in te e il modo in cui stai costruendo il vostro legame, proprio come tronco e rami di un albero sono lo specchio delle sue radici sotterranee”.
COME RIUSCIRE A OTTIMIZZARE E RAFFORZARE IL RAPPORTO TRA FRATELLI E SORELLE?
Questa è una delle difficoltà più ricorrenti per cui mi viene richiesta una soluzione. Ci sono alcune accortezze importanti che possiamo avere:
- Evitare di pretendere che vadano d’accordo per forza e che giochino insieme
- Fare il possibile per ripristinare nel primo genito quel senso di sicurezza che di solito vacilla con l’arrivo del fratellino o della sorellina: evitando i paragoni, cercando di non dirgli “aspetta, tu sei grande, devi capire, devi avere pazienza, adesso non ci sei più solo tu, lui è piccolo dagli quel gioco, adesso non ho tempo sto cambiando tuo fratello, ecc.”
- Almeno all’inizio avere l’accortezza di ritagliare del tempo da trascorrere da soli con il figlio che sta patendo di più e che sta mostrando più gelosia
ROBERTA, CI SONO DELLE REGOLE D’ORO IMPRESCINDIBILI IN OGNI CASA?
Certo, e sono anche tante! Forse sono io che ne vedo tantissime perché pretendo sempre molto per i bambini. Se metto da parte le mie pretese, direi che possiamo ridurre il numero di queste regole a una manciata. Non in ordine di importanza:
- Organizzarsi per bene, alleggerire impegni e doveri per poter rallentare i ritmi e aumentare la qualità del tempo che trascorriamo con i nostri figli (con un occhio di riguardo anche al tempo che serve a noi per riposare e rigenerarci… facciamoci aiutare se serve, senza vergognarci o sentirci in colpa)
- Ascoltarli, chiacchierare con loro, raccontare loro storie, aneddoti, giocare e divertirci con loro
- Dedicarci ai figli con pazienza senza giudicarli e rimproverarli
- Non dimenticare che i no e i limiti sono fondamentali per crescere, non dobbiamo avere paura di dire no se sappiamo accompagnarlo con una empatica accoglienza della delusione del bambino e del suo punto di vista
- Avere la pazienza di aspettare che faccia da solo, dargli la possibilità di fare errori e rimediare senza sentirsi sbagliato o colpevole, favorire la possibilità di fare un’esperienza reale della vita attraverso il gioco, il contatto con la natura così da poter crescere e imparare facendo.
Aggiungerei anche un nido in cui conservare queste cinque regole fatto di amore puro, incondizionato, ovvero “senza condizioni”, senza “ti voglio bene se, mi piaci se, non ti sgrido se, ti sorrido solo se, sono contenta di te solo se”.
QUAL E’ LA RIPRENSIONE PIU’ EFFICIENTE IN TERMINI DI RIUSCITA DA UTILIZZARE CON I FIGLI?
Nessuna riprensione nel senso classico del termine può essere considerata efficace. Di solito “riprendere” un bambino, implica che l’adulto cambi sguardo rendendolo più duro e velato di rimprovero, implica l’alzata di voce, il messaggio “hai sbagliato, ti sei comportato male, non va bene”.
Non funziona nemmeno lasciar intendere a un bambino “non sei tu che sei sbagliato, è quello che fai che non va bene”, come propongono alcune scuole di pensiero forse per affrancare noi adulti e alleggerirci dato che non riusciamo spesso a non arrabbiarci, non innervosirci, non accusarli, non rimproverarli.
Non dobbiamo mai dimenticare che noi siamo gli Aiutanti Magici dei bambini e dei ragazzi, siamo quelle figure adulte che sono state scelte per essere (e che abbiamo scelto di essere) la loro guida, il loro sostegno nel momento del bisogno, il loro porto sicuro finché non saranno in grado, da soli, di spingersi in mare aperto.
Quindi, la via migliore è quella di leggere i comportamenti dei bambini/ragazzi che di solito indichiamo come “errori, capricci, dispetti”, invece come momenti di difficoltà, anche quando sembra che lo stiano facendo apposta.
Il modo migliore per risolvere è ricordare innanzitutto che i bambini e i ragazzi hanno sempre una motivazione valida per fare quello che fanno.
Se individuiamo la motivazione, se riconosciamo quello che il bambino non sa dire o non sa fare, allora possiamo intervenire senza arrabbiarci, accogliere il suo stato d’animo di quel momento, risolvere la motivazione di base, dirgli che cosa può fare la volta successiva e accompagnarlo nel tempo ad abituarsi per esempio a esprimersi senza usare parolacce, dirci a parole che vuole stare con noi a giocare invece di attirare la nostra attenzione facendo dispetti alla sorella, dirci che non vuole lasciarci andare al lavoro invece di cercare di farci restare a casa dicendoci piangendo che questi vestiti stamattina proprio non li vuole mettere.
COME CALMARE E ANNULLARE UN CAPRICCIO?
Per sciogliere un “capriccio” nel migliore dei modi, possiamo:
- Riconoscere che non è mai un “capriccio”, ovvero non è mai un comportamento che non ha un motivo valido dietro. Questi modi di fare del bambino sono sempre l’unico modo che conoscono per esprimere un loro disagio, una loro difficoltà o per buttare fuori tensioni che magari assorbono da noi o dall’ambiente
- Intervenire senza innervosirci, accogliere il suo stato d’animo senza sminuirlo e trovare una soluzione. Se per esempio dobbiamo andare a scuola e piangi perché non vuoi metterti la maglia, vengo da te con calma e ti dico “amore, mannaggia, questa maglia che proprio oggi non ti va… mmmhhh… mi spiace tesoro…. E poi mi sa che oltre alla maglia non vuoi che la mamma vada a lavorare, già ieri siamo stati insieme poco poco e così fino a stasera di nuovo non ci vediamo…. Mi sa che è così (se noi non abbiamo fretta, non abbiamo aspettative, se siamo sinceri e non lo diciamo solo per convincere il bambino a vestirsi, di solito già in questa fase il bambino si calma)… e allora vieni (prendiamo lui tra una delle nostre mani e nell’altra portiamo con noi la maglia senza insistere oltre)… adesso sai che facciamo?… ci ricordiamo ben bene che stasera stiamo tutta la sera io e te a giocare tanto tantissimo finalmente!”. Naturalmente, se il vero motivo è il poco tempo di qualità che passiamo insieme dovremo fare in modo di risolvere a monte cercando nel tempo di soddisfare questo suo bisogno naturale.
IL CELLULARE, A CHE ETA’ FORNIRGLIENE UNO?
Posso rispondere con “il più tardi possibile”?
Purtroppo la nostra maturità non va di pari passo con la tecnologia e diventa molto pericoloso mettere troppo presto nelle mani dei nostri figli questi strumenti.
Il vero problema è che non sappiamo più dire di no, non sappiamo sostenere il buon senso dei limiti, fatichiamo a trasmettere la nostra autorevolezza, le nostre certezze (se le abbiamo), davanti a quel terribile “ma ce l’hanno tutti”.
Se vogliono divertirsi a imparare a scrivere dei messaggi possono usare il nostro, se vogliono chiamare la nonna, il cugino, l’amichetto possono usare il nostro, se vogliono cercare una informazione c’è il nostro che usiamo con loro o meglio ancora c’è il computer o tablet di casa che possiamo accendere per cercare le informazioni che ci servono.
E’ una strada troppo scivolosa quella che prendiamo se mettiamo questo strumento nelle mani dei bambini perché non sono ancora in grado di distinguere la realtà dalla finzione e non possono rischiare di costruirsi così presto una vita passiva, una vita da “utente passivo”.
Naturalmente in tutto questo il nostro esempio conta moltissimo e spesso siamo noi i primi che usiamo questo strumento inutilmente come se fosse un prolungamento del nostro braccio. Anche quando iniziano a prendere l’autobus da soli per andare alle scuole superiori per esempio, di fatto potrebbero avere bisogno anche solo di un cellulare senza connessione ma che possa effettuare chiamate o riceverne in caso di bisogno. E così avremmo tutto il tempo per poter sensibilizzare i nostri figli verso un uso molto accorto e consapevole del mondo on-line.
ROBERTA, QUAL E’ LA DIFFICOLTA’ PIU’ GRANDE CHE HAI RISCONTRATO ESSERE DAVVERO DIFFICILE DA MIGLIORARE IN UN GENITORE?
Capita con molta frequenza che i genitori facciano molta fatica a mantenere la calma, a non innervosirsi.
Un’altra difficoltà che riscontro, come scrivevo all’inizio di questa intervista, è quella di ricucire le nostre ferite emotive, crescere e costruire la nostra maturità personale, trovare il nostro equilibrio e la nostra felicità considerando che sono elementi così importanti per la relazione che instauriamo con i nostri figli.
Naturalmente siamo tutti affrancati da questa “colpa” perché non siamo affatto abituati a vivere la genitorialità in questo modo e spesso metterci in discussione significa per tutti noi andare a caccia di errori, finire per sentirci in colpa, sentirci sbagliati, punirci per non essere dei genitori all’altezza. E invece la possibilità di prenderci cura di noi e portare il nostro frutto a maturazione è un grande dono, abbiamo la possibilità di prenderci per mano e crescere con amore insieme ai nostri figli.
GRAZIE MILLE ROBERTA! 🙂
RIFERIMENTI SOCIAL DI ROBERTA CAVALLO:
Instagram: @robertacavallo_bimbiveri
Facebook: @bimbiveri
3 commenti
Grazie Roberta! Ti seguo sempre,condivido ciò che dici,ma trovo a volte faticoso mettere l azione giusta,al momento giusto.Mio figlio di 8 anni mi mette a dura prova ogni giorno! Lui è iperattivo, ribelle, e testardo,come ero io alla sua età, Lavoro tutti i giorni su di me per migliorarmi e allenarmi,ma nonostante ciò a volte si instaura una lotta di potere,tra me e lui,che mi porta a dire:” ho sbagliato ,dovevo forse essere più comprensiva,o più dura,ecc” ecco che allora 3000 pensieri invadono la mente e non mi fanno gustare l attimo!
Ciao Roberta volevo chiederti se è possibile avere un “contatto” direttamente con te, volevo avere informazioni più dettagliate, grazie se rispondi, complimenti ti seguo sempre
Grazie mille per la bella intervista. Sempre utile e costruttivo leggere le parole di Roberta.
Grazie